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Com’era bello il calcio di Nereo

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C’era una volta il calcio. Recita così l’incipit di questo libro di Gino Franchetti, giornalista di Gazzetta dello Sport, Stadio, Il Giorno, Corriere della Sera e grande cantore del calcio del divertimento, della fantasia, del tifo domenicale.
Quello fatto da persone come Nereo Rocco, il paron, Nils Liedholm, conte a Milano e barone a Roma, Herrera il mago, Manlio Scopigno, il filosofo, Luis Carniglia, Bruno Pesaola…

Questo calcio mantenne magia e umanità anche quando arrivarono fiumi di soldi da imprenditori e finanzieri, “fino a quando le truffe divennero prassi comune e frotte di maneggioni pretesero di governare le sorti dei calciatori migliori”, alla stregua di “mercenari” a cui garantire compensi stratosferici anche quando passano la maggior parte del tempo in panchina o sono afflitti da infortuni ricorrenti. Fino a farlo fallire. perché diciamolo il calcio italiano, ovvero le società calcistiche sono finanziariamente ed eticamente fallite, con bilanci tenuti in piedi da plusvalenze immaginarie..

Certo il calcio di ieri e quello di oggi si confrontano con società, economie, valori completamente diversi. Un calcio dove è difficile rintracciare persone come Nereo Rocco, la cui vicenda umana e calcistica è il cuore di questo libro. Un cognome bizzarro per un triestino come lui? Forse perché italianizzato dal padre dopo la guerra 15-18, dal cognome mitteleuropeo Von Roch al quasi partenopeo Rocco.
Per non parlare di Niels Liedholm (il Lidas di Gianni Brera) imperturbabile riluttante allenatore del Milan di Berlusconi che alle domande dei giornalisti sull’intrusione di quel ricco proprietario di TV rispondeva: “Lui può. E’ stato allenatore di Edilnord”

Dove rintracciare oggi una battuta del genere nei fiumi di parole e telecronache omologate e ripetitive, dal pathos indotto del telecronista “embedded”?

Gino Franchetti, Un calcio da ridere. Rocco e i suoi gemelli, Prospero editore, 14€

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