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Le parole sono importanti!

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Esiste un legame diretto fra il livello di disuguaglianza e le parole che si usano – o non si usano – nei confronti delle donne. Per esempio quando sono le uniche, in contesti pubblici, ad essere chiamate con il solo nome invece del cognome. Oppure quando si taccia di cacofonia il declinare al femminile cariche istituzionali o professioni. Per non parlare di quando vi dicono di sorridere di più e che, forse, non trovate fidanzato o marito perché spaventate gli uomini. E, non ultima, la qualificazione di mamma come rafforzativo per indicare una vera donna.
Ma se non esistono “le parole per dirlo” non esiste nemmeno il concetto sottostante. La parola sindaca non esisteva perché non era permesso alle donne diventare sindache!
Michela Murgia ci offre una carrellata di frasi che vengono pronunciate in contesti diversi: media, famiglia, amicizie, politica, lavoro. A partire da quella che da il titolo al libro, ricordo di un intervento radiofonico dello psichiatra Raffaele Morelli che si innervosì parecchio di fronte all’incalzare delle argomentazioni di Murgia.
Ed è proprio l’abilità argomentativa dell’autrice a far diventare questo un prontuario da tenere in borsa, pronto all’uso. Per ogni frase ci vengono offerti argomenti strepitosi per confutare i luoghi comuni, rimandandoli al mittente, qualche volta con l’effetto boomerang. Certo è faticoso, fa perdere tempo, arrabbiare ma è necessario. Fino a quando?
Michela Murgia si augura che fra 10 anni ragazze e ragazzi, trovando questo libro su una bancarella,, ne ridano perché queste frasi non le usa più nessuno.
Imperdibili le illustrazioni e le vignette di Anarkikka.

Michela Murgia, Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire più, Einaudi, 13€

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