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Libertà vo’, ancora, cercando

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Da bambina Lea Ypi era felice e pensava di essere veramente libera.

Nel mondo sigillato dello “zio Enver” Hoxa, la bambina Lea cresce con la profonda convinzione di essere stata fortunata a nascere e crescere in Albania. Pur immersa nell’indottrinamento della “dittatura del proletariato”, forte è la suggestione di un’idea di un’uguaglianza e giustizia perfetta.
E’ felice nella sua piccola patria dove la solidarietà e l’aiuto fra vicini e parenti non manca mai. E’ felice nella sua famiglia composta da una nonna che – non si sa perché – parla benissimo il francese, da una mamma sempre arrabbiata e un papà che ne riconosce l’anima ribelle e la chiama “brigatista”. Fino a quando…
Fino a quando si ritrova aggrappata a una statua di Stalin, appena decollata durante le proteste degli studenti. L’utopia del comunismo non si è realizzata. Il mondo attorno, il suo mondo, crolla.
E così Lea scopre chi era il vecchio primo ministro Ype, il cui cognome aveva compromesso “la biografia” di papà, da dove deriva lo charme della nonna, assiste, non incredula, alla trasformazione della mamma in una feroce liberista, alla permanenza dei sogni di giustizia del padre.
Il regime crolla, le persone emigrano verso il “paradiso” Italia: prima accolte e poi respinte. Ma la realtà albanese del post comunismo degli anni ’90 è fatta di violenza, di costituende mafie, di venir meno delle poche povere sicurezze per tutti. E anche quando la situazione sembra normalizzarsi e le elezioni garantiscono un voto libero, qualcosa non torna nel nuovo mondo. La porta girevole rimette in pista la vecchia nomenklature che si riciclano approfittano delle privatizzazioni selvagge. Alla scintillante Tirana di oggi si contrappone la persistente povertà delle campagne dove i politici diventano ricchi capitalisti a scapito dei contadini.

Nel frattempo Lea ha lasciato l’Albania, un permesso che le consentirà di studiare in Italia e in Europa.
Oggi è una rinomata filosofa politica che insegna alla London School of Economics: la passione per il mondo che la circonda non l’ha mai abbandonata. E’ consapevole che la sua posizione è un privilegio nell’Inghilterra le tremende ricette liberiste – Thatcher profeta in patria – hanno scavato un fossato economico, sociale e culturale apparentemente incolmabile. Dove la libertà formale e quella sostanziale divergono sempre più.
E allora, come definire l’autentica libertà, come conquistarla senza dittature ideologiche né di un mercato selvaggio e senza regole, governato dai pochi a scapito dei molti?

Lea Ypi, Libera, Feltrinelli, 18€

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