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O capitano mio capitano!

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Il capitano della Nazionale e uno dei migliori giornalisti sportivi del momento ci fanno ancora sognare. A 40 anni dall’indimenticabile ’82, da un Mundial pieno di simboli e suggestioni extra calcistiche, da una favola irripetibile che molti di noi hanno avuto la fortuna di vivere, solo la sobrietà di Dino Zoff e del suo interlocutore Maurizio Crosetti ci salvano dalla melassa retorica di un insopportabile nazionalismo.

Ma quella vittoria fu vera, Sandro Pertini era davvero al Bernabeu, i tifosi catalani e spagnoli tifavano davvero Italia e il Brasile, a 12 anni dalla sconfitta dell’Azteca, fu davvero battuto!

Questo libro è il racconto di una insperata vittoria sportiva vista attraverso la carriera, la forza, la tenacia, la saggezza di Dino Zoff, friulano come quasi tutta la panchina italiana. Ve li ricordate Enzo Bearzot, Cesare Maldini, Leonardo Vecchiet (il dott. Vecchiet!) tutti in panchina ad attendere il fischio finale dell’arbitro Klein e di Coelho?

In un mondiale che vede il rientro stentato di Paolo Rossi dopo la squalifica per il suo coinvolgimento nella vicenda del Calcioscommesse (smentita poi dal processo penale che lo assolse), un pessimo esordio nel girone di qualificazione con il passaggio ai quarti acciuffato con controversi pareggi, il cammino della Nazionale sembra senza futuro: gli avversari si chiamano Argentina e Brasile e Rossi non ha ancora segnato un gol. Che ci sta a fare? Le polemiche e le critiche ai giocatori e all’allenatore sono più che pungenti, feroci. E allora i giocatori decidono di affrontare le prossime sfide attuando il silenzio stampa: una cosa mai vista.

Racconta Zoff: “…più di un giornalista aveva esagerato, e contro Bearzot la critica era…violenta. Eppure fu proprio lui a non essere d’accordo con il silenzio stampa, e lo disse al gruppo. Ma siccome Bearzot era un vero democratico, ed era rispettosissimo degli altri, prese atto che la maggioranza di noi preferiva tacere…”

Effetto sliding doors! Senza quello stentato primo girone la Nazionale non avrebbe giocato con Argentina e Brasile e non sarebbe entrata nella leggenda. Paolo Rossi segna 3 gol al Brasile (e altrettante parate decisive di Dino Zoff), 2 alla Polonia e 1 alla Germania e sarà per sempre Pablito, hombre de partido.

Sarrià e Nou Camp di Barcellona, Bernabeu di Madrid: un po’ di nostalgia nella “voce” di Dino Zoff si sente, ha il doppio degli anni di quell’11 luglio 1982 ma come dicono dalle sue parti “la vecchiaia è dura ma speriamo che duri” .Come la traccia di speranza lasciata in milioni di italiani e italiane: si se puede!

Dino Zoff e Maurizio Crosetti, La coppa più bella del mondo, Baldini+Castoldi, 18€

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